Io sono Li di Céline Menghi

 Giochiamo sull’equivoco con il titolo del film di Andrea Segre: Io sono Li.

Se poniamo l’accento sulla i, possiamo immaginare qualcuno che, indicando un luogo preciso, dica: io sono lì. Se invece togliamo l’accento, possiamo evocare il li della lingua cinese.

L’equivoco libera da un solo senso e apre a diverse significazioni. E’ quanto succede nella storia di Shun Li, una storia liquida, è il caso di dire: li-quida, come molte storie di migranti.

Li emigra dalla Cina e con il suo duro lavoro paga una sorta di riscatto che le permetterà, non sa quando e secondo il capriccio del padrone, di riabbracciare il suo bambino, rimasto con il nonno lontano migliaia di chilometri.

Li incontra Bepi, a sua volta emigrato molto tempo prima da un paese slavo. Bepi è anche un migrante della lingua, come capita a chi si dice poeta.

Chioggia, l’altra Venezia, sulle ramificazioni del delta del Po, liquida, precaria, nebbiosa, consumata dalle maree, ospita l’incontro di queste due anime in una terra che è un tempo stata di emigrazioni e che oggi è diventata terra d’immigrazioni.

Li, giovane donna, e Bepi, vecchio e vissuto, attraverso il gusto, la voglia, il bisogno e la scoperta delle parole per dire e per dirsi, sugellano un amore particolare, l’invenzione di un luogo interiore che sta oltre la precarietà, la provenienza, la Storia, i sessi, l’identità e la profonda differenza di età che separa i due.

Li ha portato con sé i versi del più importante poeta della tradizione della sua terra, come un testo sacro, una preghiera, l’unica cosa che possiede, e ne offre degli stralci a Bepi: Confusa tra gli errori era la strada, recita Qu Yuan.

Bepi, attingendo alla sua saggezza di uomo di acqua, di pesci e di mare, che ha conosciuto la dittatura e la democrazia ma il cui stare sull’orlo dei margini non finisce finché sarà in vita, fa della poesia per Li.

Nel corso dei loro incontri Li e Bepi recuperano una sorta di lingua materna fatta di parole, di silenzi e di vuoti. Fanno poesia delle loro solitudini, se la poesia è anche reinventare la propria e singolare lingua.

La casa sull’acqua di Bepi è il rifugio del loro incontro-passaggio, ma ne è anche l’emblema. E’ appoggiata sulle palafitte che affondano nella mobilità della sabbia, è sbattuta dal vento e dalle onde, ma è lì che dalla bocca del vecchio le parole arrivano a Li e quelle della giovane sono ascoltate da Bepi, e viceversa.

Li riabbraccia finalmente il suo bambino e ricomincia la nuova vita, quando il luogo della lingua reinventata è costituito e il vecchio è morto lasciandole in eredità la palafitta, testimonianza di una precarietà che è dono.

Ma che cos’è il li cinese? E’ il li come fatica dei mille li, ossia l’unità di misura1 nell’arte della guerra di Sun-Tzu2. E’ il li come guadagno, come profitto. E’ la causa, è solo questo, in cinese li, er i3, ossia proprio la causa,solo questo, senza dubbio la causa. E’ il li come linee interne delle cose4, soffi vitali, come vene, come tessitura, come virtualità interna del bambù o incostanza delle forme delle nuvole nella pittura cinese, secondo Shih-T’ao5.

Il film di Segre è pervaso dalla fatica, ma anche dal soffio vitale che muove Li, che la causa e la fa capace di trasformare l’incostanza, la precarietà, la liquidità, ciò che non funziona e non da profitto, in desiderio, che è un profitto di un altro statuto.

Segre sembra dirci che, ancora una volta, è una questione di lingua, di lettera, di parole, di poesia, qualcosa di singolare e unico che può servire a creare un posto e a dare un nome al di là delle identità: Io sono Li, lì, dove le parole hanno un peso e sopportano e supportano la strada confusa.

1 Mille li corrispondono a 360 km.

2 Sun-Tzu, L’arte della guerra, Mondadori, Milano 2003.

3 J. Lacan, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, Einaudi, Torino 2010, p. 53.

4 F. Cheng, Vide et plein, Seuil, Paris 1979, p. 75 e p. 109.

5Traduction de F. Cheng « L’œil de sapience », La part de l’œil, n. 3, Presses de l’Académie Royale des Beaux-Arts, Bruxelles 1987.

Io sono Li, Trailer (Youtube)

 

 

 

 

Comments are closed.