Envol italien sur l’autisme par Antonio Di Ciaccia suivi de
Autismo: non sprangate la porta del desiderio ! di Francesca Carmignani
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Envol italien sur l’autisme
Par Antonio Di Ciaccia
Le film Le mur réalisé par Sophie Robert sur l’autisme et ce qui s’en est suivi ont eu une certaine résonance aussi en Italie. Un professeur de l’Université “La Sapienza” de Rome, Gilberto Corbellini, a écrit un article dans le supplément du dimanche du quotidien de la Confédération des Indutriels, Il Sole 24 Ore, en s’attaquant, je cite, à “L’autisme des lacaniens”. A l’article, auquel n’a pas été donné un droit de réponse, a suivi, à l’inverse, un article dans le quotidien la Repubblica prenant la défense de la psychanalyse et de ses démarches, par la plume de la journaliste Luciana Sica. La page publia également un “Manifesto per difendere la Psicoanalisi” signé par quatre psychanalystes : Stefano Bolognini, président de la SPI et prochain président de l’IPA, Simona Argentieri, de l’IPA, Luigi Zoja, junghien, et Antonio Di Ciaccia, SLP et AMP. Quelques jours plus tard, Loredana Lipperini de Rai Tre a, à l’improviste, provoqué une confrontation téléphonique entre Gilberto Corbellini et Antonio Di Ciaccia diffusée sur les ondes de la radio Fahrenheit. Ce qui n’a pas empêché Gilberto Corbellini de réitérer son attaque, toujours sur Il Sole 24 Ore. Plusieurs articles ont suivi pour défendre la psychanalyse son application à l’autisme, entr’autres celui de Sarantis Thanopoulos, de l’IPA, dans le quotidien Il Manifesto, celui de Massimo Recalcati, de l’ALI dans la Repubblica, et une interview d’Antonio Di Ciaccia dans le supplément “Venerdì” de la Repubblica. Rai Tre a interviewé aussi notre collègue Nicola Purgato, directeur de l’Antenna 112 et de l’Antennina di Venise, instituts pour enfants autistes et psychotiques. Au niveau des journées d’étude sur l’autisme sont à signaler la Discussione Clinica organisé à Milan par l’Istituto freudiano et le Convegno du “Centro Martin Egge” qui s’est tenu à Venise, organisé par la Fondation Querini Stampalia. Le tout eut son point d’orgue le 2 avril, déclaré Journée mondiale de l’autisme. Si à Cesano Boscone, près de Milan, avec l’appui de plusieurs psychanalystes IPA, une foule réunie par l’Angsa (Associazione Nazionale Soggetti Autistici) s’est exprimée en faveur des Linee Guida du Ministère de la Santé qui prescrit pour l’autisme la thérapie cognitivo-comportamentale, à Rome, par contre, après la projection du film “Temple Grandin una donna staordinaria”, un débat organisé par l’Ido (Istituto di ortofonologia) eut pour effet d’amener le Ministère à accepter la réouverture des Linee Guide. Francesca Carmignani, dans le texte qui suit, nous donne le compte-rendu de ce dernier événement.
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Autismo: non sprangate la porta del desiderio!
di Francesca Carmignani
Roma: l’arco di Costantino vicino al Colosseo, illuminato di blu. Lo sarà stanotte 2 Aprile 2012 come tanti altri monumenti in tutto il mondo, uniti virtualmente da una luce, per ricordare con un colore la Giornata Mondiale dell’Autismo. Intanto, la sala del Cinema Barberini stamattina è gremita. Qualcuno si chiederà: di lunedì? In occasione dell’anteprima di un film di cassetta? Niente affatto. Lo è per la proiezione del film Temple Grandin. Una donna straordinaria (2010), evento promosso a Roma dall’Istituto di Ortofonologia (IDO) in occasione di questa celebrazione.
Il cinema ancora una volta ci interroga, e insieme a molti altri indirizzi terapeutici presenti all’incontro, la psicoanalisi si lascia interrogare, facendosi insegnare dall’esperienza di vita di Temple Grandin, scienziata esperta di zootecnia, docente universitaria, conferenziera e autistica. Il personaggio è a tutti ben noto (si rimanda al capitolo a lei dedicato nel volume di Egge, La cura del bambino autistico, Astrolabio, 2006) La vicenda viene recitativamente ben resa, a giudizio espresso anche dalla stessa Grandin, dall’attrice Claire Danes. Quest’ultima, in effetti è riuscita in quest’opera proprio perché ha accettato di mettersi nella posizione di farsi istruire dalla scienziata, sulle sue angosce e sulle sue invenzioni per superarle, osservandola pazientemente nei filmati per imparare cosa fosse il suo “vedere per immagini” e coglierne il timbro della voce. Del resto come ricordava già Lacan gli artisti si trovano sempre qualche passo avanti agli analisti… Così Grandin che prima temeva di influenzare l’attrice, si è recata sul set verso la fine delle riprese, si racconta, preoccupandosi del fatto che la donna potesse soffrire di depressione post-partum.
Dopo la proiezione della pellicola vi è stato un dibattito, da cui mi sembrerebbe fruttuoso provare a estrarre dei punti comuni al di là delle differenze tra gli approcci là rappresentati, i quali hanno infatti inteso costituirsi in un fronte compatto, dato dal rivendicare il diritto di libera scelta dei genitori dei pazienti autistici sul come curare i loro figli.
Tutto ciò accade in opposizione alle direttive date dal Ministero della Sanità che vuole istituire il comportamentale come unico intervento utilizzabile.
Quello che viene oggi applicato nell’Associazione Divento grande Onlus in partnership con l’IDO e, che viene definito “approccio evolutivo integrato”, sembra condividere molti aspetti, nei presupposti che lo animano, con la modalità di lavoro degli atelier come questi furono introdotti da Antonio Di Ciaccia più di trent’anni fa quando s’inventò in Belgio la pratique-à-plusieurs nell’Antenna 110, l’istituzione per i bambini autistici che allora dirigeva (lo stesso Nicola Purgato ha più tardi accennato a questa somiglianza).
Nel breve filmato proposto dalla Onlus citata, sembrava di poter ravvisare nell’atteggiamento degli operatori una grande attenzione riguardo al singolare desiderio di ciascun bambino, nell’accogliere la preferenza dimostrata per svolgere un’attività piuttosto che un’altra e nel dar parola ai piccoli anche nel loro eventuale silenzio.
Del resto, lo stesso vicesindaco di Roma Capitale, Sveva Belviso, laureata in psicologia, portava il ricordo di due bambini autistici da lei visti trovare momenti di pacificazione e gioia in modi assai differenti. L’uno ascoltava la musica, tramite cui riacquisiva anche uno sguardo, puntandolo verso le mani dei musicisti sugli strumenti, e l’altro si rilassava tramite il contatto con i coniglietti, animali non complicati dal fantasma, e dunque piuttosto prevedibili, come dichiara Temple a proposito delle mucche.
Nell’ambito dell’IDO si parla di quanto sia imprescindibile per i bambini l’acquisizione di una capacità emotiva e la presenza di una motivazione vs gli apprendimenti forzati. Questa è una posizione evidentemente avvicinabile al lacaniano “fare posto al desiderio”. Certo, non sono da confondere gli affetti con il desiderio, ma, definendo questi nella prospettiva del funzionamento logico, quali effetti del significante sul corpo, gli affetti saranno da considerarsi come effetti secondari tangibili di una qualche iscrizione nel simbolico. Riguardo al farsi partner di un soggetto autistico, penso ai punti di svolta che riconosciamo nell’espressione da parte di quest’ultimo di un sorriso seppur appena accennato o talvolta, paradossalmente, anche di un pianto, magari per avere “la bua”, come nel caso della piccola Mary febbricitante a cinque anni per la prima volta in vita sua e fino ad allora congelata affettivamente e fisicamente, poiché a essere congelato era il simbolico.
Paola Binetti, adesso in politica, ma di formazione neuropsichiatra infantile, focalizza dal canto suo tre punti: l’importanza della riapertura del tavolo sulle Linee Guida per cui ha presentato una mozione, la rilevanza della comunicazione per far conoscere queste problematiche a un pubblico più ampio e l’opportunità costituita dalla ricerca.
C’è da ricordare che lo stesso Freud ha parlato di una serie complementare, cioè del modo in cui una condizione costituzionale e una esogena potessero concorrere nell’eziologia nevrotica e dunque, se possiamo ampliarne la portata, anche nella scelta insondabile di una qualunque altra struttura soggettiva, pur psicotica. Quindi, non sarebbe comunque sufficiente rilevare senz’ombra di dubbio un’eziologia genetica dell’autismo per mettere fuori gioco in chi lavora con questi soggetti, quella che noi consideriamo l’unica causa in senso stretto nell’inconscio a cui puntare nella nevrosi, ossia la causa del desiderio. Essa è prodotta soltanto dall’estrazione dell’oggetto. Il bambino autistico ha da essere smarcato proprio dall’occupare la posizione di oggetto non separato nel reale, ad esempio facendo attenzione a che non lo diventi né per la ricerca scientifica né per un desiderio d’operatore, il quale, al contrario non ha da volere niente da lui, ma ha da sostenerlo nelle sue costruzioni, anche, in un solo apparente paradosso, desiderando altrove, ossia facendosi non-tutto operatore.
La cosiddetta comunicazione mediatica, se ben orientata, potrebbe tradursi nel far passare qualcosa di nuovo nel discorso del padrone, a isterizzarlo un po’, portandolo a interrogarsi sulla presenza di certe condizioni soggettive, quale quella autistica, in un modo efficace al punto da provocarne uno spostamento da certi pregiudizi immaginari appunto reificanti.
Andrea Sarubbi (attualmente facente parte della commissione affari sociali) mette in luce il ruolo basilare del professore di scienze di Temple, il prof. Carlock, che in realtà ha assunto per lei proprio una funzione di partner, sostegno del desiderio nascente e dell’incessante mettersi al lavoro della donna. L’insegnante ha valorizzato il talento di Temple nel saper supplire con un potente uso dell’immaginario (vedi la visualizzazione rapidissima dei progetti nel suo lavoro o delle pagine dei libri a scuola, cfr. Pensare in immagini, Erickson, 2004) laddove il simbolico era carente e dunque, se possiamo dirlo, il docente è stato a suo modo lacaniano nel non farla relegare sotto il significante del deficit e farsene a sua volta allievo riconoscendole una sua peculiare modalità di accesso al sapere. Il deputato Sarubbi, puntualizza poi in modo appropriato che, se neanche gli specialisti possiedono una sola chiave di lettura (ognuno ha il suo fantasma, del resto), sono da riaprire tutte le porte, intendendo riferirsi metaforicamente all’importanza di riaprire le Linee Guida, utilizzando l’immagine della porta a Temple molto cara per sancire delle scansioni che sarebbero simboliche nel corso della sua esistenza.
Replica Binetti, che considerando la stessa esperienza di vita di Grandin si può notare “come l’approccio sia stato integrato”, e, detto con parole nostre, come siano state varie le sue invenzioni per far fronte di volta in volta all’irruzione del reale, contornabile anche tramite il reale stesso, come ci ricorda Virginio Baio. Esempio mirabile di ciò rimane la cosiddetta macchina degli abbracci detta anche, non a caso, con un significante più spesso impiegato e preferito da Temple la stringitrice, un modo da lei usato per prevenire il rischio di frammentazione del corpo, ricompattandolo appunto nel reale. La temporanea distruzione della macchina da parte delle autorità scolastiche, che l’interpretano nel discorso universitario come un soddisfacimento sessuale mentre all’opposto forniva un’argine al godimento del corpo, getta Temple in un’angoscia da cui uscirà proponendo una ricerca scientifica, cioè nella lingua dell’Altro, rendendo conto però della sua logica, evidenziandone gli effetti sugli altri studenti.
Binetti ricorda ancora che nel 2005, dalla Società di Neuropsichiatria Infantile, erano state emanate delle direttive, le quali riconoscevano sia l’evolutivo che il comportamentale come i due grandi tronconi proponibili nella terapia attuabile per i disturbi dello spettro autistico, e aggiunge che se si volesse fare una considerazione di tipo prettamente economico “ogni euro di terapia speso per un bambino, si tramuta in quattro euro risparmiati quando quel bambino crescerà”.
Che tutto ciò non venga sufficientemente preso in considerazione è da ascriversi al fatto che la resistenza inconscia al permettere le cure definite psicodinamiche è situata altrove rispetto al mero timore di perdere denaro. Forse essa riguarda piuttosto la forclusione del soggetto barrato operata dal discorso capitalista, da intendersi anche come il non volerne sapere niente della perdita di struttura che comporta il fare i conti con l’esistenza dell’inconscio stesso che ci divide tra volontà e desiderio? E tale divisione è infatti presentata in tutti gli indirizzi a orientamento psicodinamico.
Sabina Savagnone presidente dell’associazione di genitori di autistici, ARPA, lei stessa madre di una donna di 48 anni così diagnosticata, rifiuta decisa l’unicità dell’intervento applicabile, poiché afferma: “Noi abbiamo sempre lavorato con famiglie aventi vari punti di vista. Ci vuole la libertà di scelta e di ricerca, anche grazie ai fondi. C’è da garantire l’essere persone, prima di ogni altra cosa”. Quanto lei sostiene, non è difendere il soggetto dell’inconscio, detto in altri termini?
Maurizio Andolfi, neuropsichiatria infantile di orientamento sistemico–relazionale, sostiene a sua volta, “l’importanza di dare alle famiglie il loro protagonismo”. E non consona forse con quello che nella scuola di Lacan si trova logicamente articolato come porre il sapere sul loro figlio dalla parte dei genitori e dare un posto alla loro personale sofferenza?
Andolfi inoltra punta l’attenzione al rischio di considerare “il farmaco come una soluzione magica”. Dice Temple Grandin: “Se il farmaco mi fosse stato prescritto intorno ai 20 anni, non avrei potuto realizzare tutto quello che invece sono riuscita a fare.” (Sacks, Un antropologo su Marte, Adelphi, 1998).
Per ultimo, Nicola Purgato, direttore dell’Antenna 112 e dell’Antennina, due strutture di Venezia per bambini e adolescenti psicotici e autistici che si inscrivono nel Campo freudiano, afferma che la psicoanalisi lacaniana che tratta l’autismo è ora sotto accusa ma, in realtà, lavora similmente a ciò che si è osservato nei filmati dell’IDO sui loro laboratori di attività. Inoltre, aggiunge con forza che non è da tacere che il venti per cento degli autistici al di sotto dei quattordici anni effettua una terapia psicodinamica. E conclude sottolineando: “Ogni autistico anche a basso funzionamento ha un dono. Se il personale verrà ben formato sarà possibile vedere questo dono al di là del sapere precostituito e delle valutazioni standard”.
Il presidente dell’associazione Divento Grande Onlus, Bruno Morabito, infatti ammonisce: “Se l’approccio psicoanalitico non viene citato nelle Linee Guida del Ministero, sarà necessario apportare correzioni.”
Federico Bianchi Di Castelbianco, direttore attuale dell’IDO, dichiara in chiusura dell’incontro, riallacciandosi a quest’affermazione: “No ai metodi unificanti miracolistici e soprattutto no all’aspettare cinque anni perchè si riapra il tavolo”.
E se l’inconscio è la politica, per non chiudere un tavolo (di Linee Guida) c’è da avere il coraggio di aprire una porta. La porta è quella sul desiderio che affronta il reale davanti a cui, tramite il trattamento singolare dell’oggetto sguardo, operato pensando in immagini, Temple Grandin ci ha mostrato la possibilità di non indietreggiare. Una porta che non sarà mai unica perché ce ne sarà sempre una differente per ogni soggetto, uno per uno. Perché ognuno è con il proprio desiderio, anche se talvolta quasi impercettibile nella sua articolazione e ognuno è a lavoro per costruire il proprio sinthomo. E in effetti l’Arco di Costantino è un po’ come una porta sempre aperta, ma che possiamo scegliere di attraversare oppure no e come e quando farlo… Per passare dall’autismo del godimento al legame sociale con l’Altro.
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